martedì 2 ottobre 2012

Omogeneizzati si, omogeneizzati no

Oggi scriverò un articolo che susciterà quasi sicuramente l'ira di molte mamme.
Parto dal fatto che sono contraria agli omogeneizzati.
Sarebbe meglio dare ai bambini cibi naturali come frullati, succhi di frutta, passati di verdure o preparare cibi di provenienza biologica.
Altroconsumo ha effettuato un'indagine su circa 100 prodotti tra cui cibi per l'infanzia, bibite, sughi e ha riscontrato un'eccessiva presenza di zuccheri in questi prodotti e gli zuccheri, come sappiamo, sono causa di obesità.
Inoltre l'OMS dichiara che l'apporto massimo di zucchero giornaliero dovrebbe rimanere intorno ai 50 grammi ossia circa 10 zollette di zucchero. Fa pensare il fatto che in un bicchiere di bibita gassata ci siano circa 5 zollette di zucchero.
Nei cibi per bambini, sul totale degli zuccheri presenti il 60% è aggiunto.
Volevo ricordare l'inchiesta aperta dal pm Raffaele Guariniello. Due aziende produttrici di omogeneizzati sono state accusate per la presenza di estrogeni nei loro prodotti, causa del Telarca riscontrato in 106 bambine.
Il Telarca è la crescita precoce del seno a causa appunto di estrogeni presenti negli omogeneizzati di carne. Gli allevatori riempiono il bestiame di ormoni e anabolizzanti. Queste sostanze, una volta macellato l'animale, non scompaiono ma vengono ingerite dall'uomo e quindi sono presenti anche negli omogeneizzati.
Facendo il punto, se negli omogeneizzati di frutta sono presenti quasi 3 zollette di zucchero, cosa che io trovo insensata perchè già di suo la frutta è dolce, gli omogeneizzati di carne contengono sostanze che gli animali hanno ingerito prima di morire. 
A questo punto mi chiedo il perchè i genitori si preoccupano di comprare al proprio figlio due o più passeggini, giochi con prezzi esorbitanti, tutine che useranno per due mesi se va bene e anche queste con costi eccessivi e non si domandano da dove deriva tutto ciò che fanno mangiare loro.
Perchè si cerca di svezzarli il prima possibile quando il latte materno è l'alimento più completo e salutare per lui? Ovvio che più cresce e più il latte materno va integrato ma perchè dargli il latte di altri animali quando ha quello della sua mamma?
Un'altra cosa che non capisco è la spesa eccessiva di soldi in cose inutili che si trovano benissimo a meno e il risparmio sul cibo non comprando alimenti sani per lui come ad esempio cibi biologici.
Si possono preparare per il bambino buonissimi centrifugati e frullati di frutta al posto degli omogeneizzati zuccherosi, fare passati di verdura. Per quanto riguarda il brodo di carne non è forse meglio prepararlo a casa invece di comprare quello in polvere?
E' molto più comodo e veloce preparare quello che le grandi aziende offrono ma sicuramente non sono così salutari del cibo preparato in casa.
A voi la scelta. Io ho fatto la mia.

giovedì 27 settembre 2012

Approfondimento sul disegno

Volevo proseguire il discorso sul disegno. Riprendendo quello che già avevo scritto è chiaro che ogni minimo scarabocchio di un bambino abbia un significato. Attraverso lo scarabocchio si entra nella sfera istintiva e affettiva di un bambino. Si scoprono sentimenti (sia positivi che negativi) ed emozioni che gli adulti con il loro bagaglio di esperienze non riescono a capire e tendono a sottovalutare. Invece è proprio compito del genitore riuscire a capire quello che il figlio vuole dire e riuscire di conseguenza a indirizzare al meglio la sua vita captando paure, collera, ansie, gelosie e porre rimedio per poter trasmettere e rafforzare sentimenti che provocano benessere come gioia e amore.
Lo scarabocchio consente all'adulto e al piccolo di iniziare un dialogo laddove le parole ancora non riescono ad arrivare. Il bimbo manifesta tutto il suo mondo con genuinità.
Lo scarabocchio ha due componenti fondamentali:
- il gesto: consiste nella spontaneità, la casualità, nel tentativo di rappresentare qualcosa;
-la traccia: consiste nel controllo, riuscire a gestire lo spazio, prediligere le curve o gli spigoli.
Il bambino con davanti un foglio bianco e un colore attraversa due momenti. Il primo momento è la decisione di voler lasciare una traccia. Il secondo momento è quando il disegno assume una forma propria.
Il compiere movimenti che per noi sembrano banali come riuscire a coordinare il movimento sul foglio dipende dalla maturazione del sistema nervoso. A seconda di 
questa maturazione alcuni bambini impareranno prima, altri dopo.
Come si evolve il disegno e quali fasi attraversa?
Il primo periodo arriva fino ai 20 mesi e le traccie sul foglio vengono chiamate omolaterali. Gli scarabocchi se disegnati con la mano sinistra resteranno sulla parte sinistra del foglio viceversa con la mano destra. Inoltre le tracce si troveranno vicino al bambino che disegna per poi allontanarsi. Sono presenti anche curve positive disegnate in senso antiorario e curve negative in senso orario.
La seconda fase (dai 20 ai 30 mesi) si divide in due periodi. Nel primo periodo il bambino adatta il disegno al foglio.Nel secondo periodo vi è una padronanza del gesto, prima l'occhio segue la mano poi la controlla.
Nella terza fase (dai 30 ai 48 mesi) il bambino accompagna il disegno alla parola. Riesce a disegnare più oggetti ben distinti in un foglio. Insiemi di elementi semplici formano disegni più complessi. Sempre in questo periodo il bimbo imita la scrittura degli adulti.
Mi ricordo che mio fratello quando era piccolo vedendomi scrivere riempiva delle pagine intere di fogli in cui imitava la mia scrittura.
I vostri bimbi quale fase stanno attraversando?

lunedì 24 settembre 2012

Il nostro amico ciuccio!

Il ciuccio è amico dei nostri bambini e anche delle mamme.
A volte viene usato troppo spesso e a sproposito. Bisogna stare molto attenti quando il bambino piange. Possono esserci tanti motivi per cui si lamenta come: coliche, ruttino, il pannolino sporco, fame, non dobbiamo subito ricorrere al ciuccio ma ascoltiamo quello che vuole dirci e cerchiamo di risolvere il problema. Potrebbe essere che una coccola, il suono della nostra voce, un abbraccio, risolva il pianto e faccia spuntare anche un sorriso.
Ci sono alcuni bambini che non vogliono neanche vedere il succhiotto, per il dipiacere delle mamme. Altri invece ne vanno matti e sentono proprio il bisogno di succhiare. Perchè avviene questo?
Il neonato non riesce a cmminare, a parlare, si relaziona con il mondo e fa esperienze attraverso la bocca. Se vede un oggetto, la sua prima reazione è metterselo in bocca, per poterlo conoscere. Allo stesso tempo per sentirsi tranquillo, calmarsi perchè non vede la mamma, il bambino si mette in bocca il ciuccio o gli viene messo in bocca e lui si sentirà meglio.
Non è dannoso come possono pensare alcuni, è bene disabituarlo intorna ai 12-15 mesi, ma si vedono bimbi che lo usano anche fino ai 3 anni. Ebbene, non provocano problemi ai denti se disabituati intorno ai 2-3 anni, basta che il bambino non lo usi per tutto il giorno ma si limiti alla nanna e che il succhiotto non venga pocciato in sostanze dolci, zuccherate che possono provocare carie ai denti da latte.
Studi hanno rilevato che il succhiotto riduce la SIDS ossia la morte in culla perchè evita che avvengano le apnee notturne, ovvio che se il bambino durante il sonno perde il ciuccio non è necessario metterglielo in bocca per l'incubo della SIDS.
Il succhiotto va cambiato quando è consumato ed è preferibile quello ad un unico pezzo per evitare che si stacchino delle parti ed è consigliato il succhiotto con la tettarella a forma di ciliegia perchè più simile al capezzolo.
Per i primi 3 mesi andrebbe sterilizzazto almeno una volta al giorno ed è inutile dire che va sciacquato ogni volta che cade a terra.
Per aiutare il bambino a disabituarsi bisogna essere molto pazienti e procedere per gradi per non creare traumi.
Si può iniziare limitandone l'uso solo per dormire. Durante il giorno si deve nasconderlo e se il bambino dovesse richiederlo si può concedere per pochi minuti per poi distrarlo con qualche gioco e farlo sparire fino a sera.
Un altro modo è regalare il ciuccio a qulache altra persona, dicendo che questa ne ha più bisogno, ovvimente non bisogna forzare il bambino ma deve essere d'accordo nel donarlo. Si può donarlo anche a un pupazzo oppure adottare un piccolo rituale, come metterlo sotto terra o metterlo su un albero. Una mia amica lo ha appeso sull'albero di Natale e il bambino se l'è praticamente dimenticato. Ogni anno lei lo appende di nuovo e il bimbo ricorda con un sorriso il suo compagno di nanne.
In qualsiasi modo si voglia fare è importante non creare situazioni di stress, non sgridare o criticare il bambino.

 

mercoledì 19 settembre 2012

Pet therapy: viva gli animali!

La pet therapy è un modo nuovo di curare alcune malattie. In Italia sta prendendo piede piano, piano. E' stata adottata per la prima volta da Levinson, il quale aveva riscontrato ottimi risultati su un bambino autistico. Quest'ultimo risultava più spontanteo e disponibile all'interazione quando si intratteneva con il cane di Levinson.
Ora, prima di incominciare a parlare della pet therapy, per quello che posso saperne io, voglio premettere che è una buona terapia se anche l'animale è a suo agio, se non è stato addestrato con la forza ma attraverso rinforzi positivi. Bisogna ricordare infatti che anche gli animali hanno i loro diritti.
Detto questo, possiamo affermare che questo sistema aiuta molte persone come ad esempio gli anziani nelle case di cura; gli amici ai quattro zampe contribuiscono a farli sentire meglio, sono una fonte inesauribile di buon umore, inoltre li rende più socievoli.
La pet therapy aiuta anche bambini autistici, disabili, bambini con la sindrome di down perchè placa la mancanza di affetto, le insicurezze e fanno recuperare abilità che sono andate perse.
Gli animali sono introdotti anche in alcune strutture ospedaliere per alleviare la degenza ai bambini con gravi malattie. Si è riscontrato che i pazienti superano gli esami con più tranquillità e vengono risolti problemi legati allo stress come la mancanza di appetito e disturbi nel comportamento, noia e paura.
Gli animali utilizzati sono prevalentemente quelli da compagnia come cani e gatti, poi vanno a seguire conigli e criceti, cavalli, asini, delfini.
Per quanto riguarda i delfini, recenti studi hanno dimostrato che fanno aumentare la fiducia, le capacità motorie, comunicative e la memoria.
La cura attraverso gli asini si chiama onoterapia. In Italia è presente un centro a Polverara (Pd) chiamato La Città degli Asini. Questi animali essendo particolarmente docili, pazienti e intelligenti sono ideali per la pet therapy.
Attraverso il linguaggio non verbale (prima espressione del bambino), entrano in comunicazione con persone aventi disturbi di apprendimento, di attenzione, di comportamento e iperattività.
La pet therapy in questo caso consiste nel prendersi cura degli animali, dandogli da mangiare, spazzolarli, lavarli, tutto ciò fatto assieme ad altri bambini per facilitare la socializzazione, per farli mettere in gioco, per aumentare l'autostima.
Tutto questo fa pensare al fatto che l'animale ama in modo incondizionato, senza soffermarsi sulle differenze di ognuno. Non è capace di provare cattiveria come l'uomo che gode nel vedere gli altri soffrire.
Dovremmo prendere esempio da loro, incominciandoli a rispettare invece che maltrattarli.



lunedì 17 settembre 2012

La musica fa bene al bambino!

Salve a tutti! Oggi volevo trattare dell'importanza della musica per il bambino.
Tutti sappiamo come la musica sia rilassante. Quando siamo tristi o stanchi, cantare una canzone è quasi sempre una soluzione.
Per il bambino non è diverso. Cantare al proprio bimbo per farlo addormentare è ottimo per rilassarlo, cullarlo fino nel mondo dei sogni.
Già dalla pancia della mamma la musica entra in gioco. Il feto incomincia a sentire i suoni intorno al quinto, sesto mese. Se la mamma canta una canzoncina al bimbo dentro di lei questo se la ricorderà e se la sente anche dopo essere nato, magari durante la nanna, sicuramente ricorderà la tranquillità che provava in pancia e si metterà calmo.
Il piccolo nato da poco non sopporta i rumori forti e troppo acuti, sarebbe meglio quindi non alzare troppo la voce e abbassare il volume di tv e radio.
La musica ideale per rilassare il bambino molto piccolo resta la musica classica come ad esempio Mozart.
Vari studi hanno rilevato che musica abbassa lo stress, infatti riduce la tensione, regolarizza i battiti cardiaci e la pressione.
Verso i 7 mesi il bimbo riesce a muoversi a ritmo, verso l'anno balbetta qualche canzoncina.
A 2 anni i bambini si scatenano, ballano, saltano, cantano le loro canzoni preferite mimandole e, verso i 6 anni hanno una loro playlist delle canzoni preferite.
Per canzoni si intendono anche filastrocche e vocalizzi che hanno una loro musicalità e sono rapidamente memorizzabili.
I piccoli vengono attratti anche dal linguaggio che la mamma usa.
Ogni mamma adotta un suo modo di esprimersi al proprio figlio attraverso paroline smorzate, semplificate, ma come sostiene Stern, i bambini non sono attratti da quello che viene detto ma da come viene detto, con quale musicalità.
La musica è una vera medicina, nutre mente e spirito, sviluppa le capacità artistiche attivando l'emisfero destro del cervello.
Genitori! Cantate con i vostri figli! Rafforza il legame affettivo, le relazioni diventano più stabili condividendo assieme un momento di gioia come il cantare una bella canzone. Date il via a serate karaoke! 
Non importa se siete stonati, l'importante è stare assieme e divertirsi!

giovedì 13 settembre 2012

Lo sport e i bambini

Io non sono una gran sportiva ma senza dubbio lo sport è fondamentale per il bambino.
Non si tratta solo di movimento ma è una lezione di vita.
Il bambino infatti impara a socializzare, a rispettare le regole e gli altri.
E' consigliabile iniziare a far praticare sport intorno ai 5-6 anni perchè nella fascia d'età che va dai 5 agli 11 anni la capacità di coordinazione è al massimo potenziale di sviluppo.
Lo sport favorisce la crescita armonica del corpo, riuscendo a sincronizzare i movimenti, sviluppa l'intelligenza e la personalità, il bambino impara ad affrontare i problemi pensando a cosa sarebbe meglio fare per uscire da una determinata situazione.
Per scegliere l'attività sportiva adatta bisogna tenere conto di quello che desidera fare il bambino, perchè non è giusto fargli praticare un'attività che a lui non piace solo perchè piace a noi. In secondo luogo, si devono tenere conto le caratteristiche psico-fisiche del proprio figlio. Se infatti è gracile non è consigliabile il rugby, oppure, se è molto timido si possono far fare sport individuali.
Fatto questo, bisogna considerare dentro quale categoria si vuole inserire il bambino.
Ci sono sport di resistenza (corsa, ciclismo) in cui si ripetono sempre gli stessi movimenti, richiedono un continuo rifornimento di energia che il bambino ancora non riesce a produrre così velocemente, sarebbe meglio quindi non fargli fare sforzi eccessivi.
Fanno parte del secondo gruppo  gli sport alternati come la pallavolo, calcio, basket, in cui si intervallano momenti di gioco e di pausa. Questi tipi di sport stimolano il bambino a fare movimenti sempre nuovi, sono divertenti, con un obiettivo da raggiungere e si impara anche a perdere.
Il terzo gruppo racchiude gli sport come la ginnastica artistica, in cui si richiede coordinazione, agilità e destrezza. Sono sport molto gratificanti perchè il bimbo riesce a fare dei movimenti ritenuti difficili.
Il quarto gruppo agglomera le attività di potenza e di forza, sconsigliati perchè il piccolo non ha ancora sviluppato del tutto la muscolatura.
Qulasiasi sport si scelga è sicuro che riduca stress, malattie, ansie, depressione e migliori il rendimento scolastico oltre che mantenere in forma il bambino.
L'attività sportiva insegna valori come l'amicizia, la lealtà, lavoro di squadra. Lo sport è un linguaggio universaleche accorcia le distanze e annulla le differenze.

martedì 11 settembre 2012

Bullismo nelle scuole

Rincominciano le scuole. Il bimbo timido e introverso è un po' in ansia nel rivedere i suoi compagni. Uno in particolare lo preocupa. E' quel ragazzino che si crede furbo e si diverte a terorizzarlo. Quello che per tutto l'anno precedente lo prendeva in giro, lo strattonava, gli dava calci, gli rubava la merenda, lo minacciava.
Il bambino non ha mai detto niente alla mamma perchè deve farle credere che è capace di cavarsela da solo, ormai è grande.
Ma la cosa diventa sempre più ingestibile, ogni giorno è una spinta e una ferita nuova e la mamma non crede più che il suo bambino sia inciampato per la svista di un gradino... 

Vi siete riconosciuti un po' in questo bambino? Chi di voi non ha mai incontrato il classico bulletto che si divertiva a disturbarvi?
Quello che un tempo poteva essere l'antipatico ragazzino, oggi sta diventando un fenomeno molto pericoloso.
Il bullismo miete vittime sia nei maschi che nelle femmine, dalle elementari alle superiori.
Nelle scuole elementari si manifestano molti più casi rispetto alle medie, i bulli poi si ripresentano alle superiori. 
Il bullismo si manifesta in varie forme:
- diretto attraverso l'attacco fisico (pugni, calci, spintoni, sputi, ecc.ecc.) oppure con un attacco verbale: minacce, offese, parolacce;
- indiretto escludendo la vittima dal gruppo e quindi isolandola, raccontando pettegolezzi o inventandosi racconti imbarazzanti.
Il bullo prende di mira la persona debole, indifesa e colpisce con intenzionalità, con consapevolezza e con sistematicità, non si limita a disturbare la vittima una volta sola ma continua tutti i giorni diventando così un incubo.
Il prepotente però non agisce da solo. Attorno a lui ruotano varie figure che sostengono le sue malefatte. C'è l'aiutante, ossia il seguace del bullo che non volendo diventare la prossima vittima si aggrega al "capo", inoltre con questo comportamento si sente potente e la cosa lo diverte. Ci sono poi i sostenitori, coloro che incitano e rafforzano le bravate del bullo. Se questo ragazzo non viene corretto in tempo, corre il rischio di finire in cattive cerchie, spacciando droghe e avendo problemi con la giustizia.
Come possono, i genitori, capire se il proprio figlio è vittima de bullismo?
Ci sono vari segni che dovrebbero far drizzare le antenne ai genitori per poter incominciare ad indagare. Il bambino incomincia a non voler andare a scuola, ha frequenti sbalzi di umore, di notte non dorme bene e fa continuamente incubi.
Le prove più schiaccianti sono i vestiti sgualciti o rotti, gli oggetti personali rovinati, il nascondere le ferite e la richiesta di soldi.
Se poi alla vostra domanda "Cosa c'è che non va? Ti vedo strano" il bambino risponde "Niente" state pure tranquilli che qualcosa che non va c'è di sicuro.
Bisogna stare molto attenti a bloccare la cosa in tempo per fare in modo che il bambino non abbia gravi consegnuenze.
La vittima infatti può accusare male alla pancia o alla testa, il rendimento scolastico si abbassa notevolmente per la mancata concentrazione e per problemi di apprendimento oltre che per depressione.
Il bambino-vittima si isola e può essere attaccato da altri coetanei che trovano in lui una valvola di sfogo.
E il bullo? E' sicuramente un ragazzo o un bambino che soffre del disturbo della condotta. Adotta comportamenti volti a violare le regole e i diritti altrui. Non ha paura di nessuno, ha una grande autostima ma al contrario non ha empatia e ha un basso livello di sopportazione delle frustrazioni.
Il bullismo va bloccato sin dalle elementari, per fare ciò occorre che i genitori e gli insegnanti si mobilitino.
I genitori devono osservare il proprio figlio e comunicare alla scuola i vari disagi.
Gli insegnanti non possono fare finta di niente come spesso succede, ma al contrario devono parlare ai ragazzi ed educarli al rispetto reciproco e alla solidarietà. La scuola deve aumentare i controlli nei momenti in cui i ragazzi sono liberi per evitare azioni non consone. Per quanto riguarda il bullo non è produttivo punirlo ma è bene che il docente gli parli per capire il problema e trovare una soluzione.
Adesso chiedo vi è mai capitato di avere a che fare con un bullo? Vi va di raccontare la vostra esperienza?